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 447 - A spasso per la Turingia

 

Impressioni all’ombra di Lutero

 

Wittemberg

La città dove, secondo la leggenda, il 31 ottobre 1517, vigilia di Ognissanti, Martin Luther affisse le sue 95 tesi al portone della Schlosskirche, si chiama oggi Lutherstadt-Wittemberg.

Provo a immaginare che effetto mi farebbe arrivare a Assisi-San-Francesco.

Il borgo del monaco Lutero è rinchiuso in 1200 passi, tra il convento degli Agostiniani di Lutero e il castello del Grande Elettore di Sassonia Friedrich III der Weise (Federico III detto il Saggio), che chiude e controlla l’accesso all’Elba. Di sicuro i 4500 abitanti, censiti nel 1532, si conoscevano tutti.Mi par di capire che il portone della Schlosskirche era un po’ il Facebook-wall dell’epoca; ci si appiccicavano comunicazioni diverse per i pochi che sapevano leggere, o avevano voglia di leggere ad alta voce a beneficio dei concittadini.

La scorsa estate ho cominciato La Sorcière et l'Occident. La destruction de la sorcellerie en Europe des origines aux grands bûchers di Guy Bechtel (Plon 1997). Alla vigilia del viaggio in Turingia avevo quasi terminato i lunghi capitoli sulla “costruzione” dell’immagine del Diavolo. L’intellighentsia monastica, passata la fifa del millenarismo, ha impiegato oltre due secoli per modellare l’immagine del Diavolo (il pensiero corre ai quadri di Hyeronimus Bosch, anticipato da Taddeo di Bartolo nel magnifico affresco del Giudizio nella Basilica collegiata di Santa Maria Assunta a San Gimignano) e vincere le resistenze di Vescovi e Papi. Un altro secolo c’è voluto per inculcarla nel popolo illetterato e far lievitare la psicosi di un aldilà addirittura più orrendo dell’aldiquà; con in giro la peste, la guerra dei cent’anni e la carestia della piccola glaciazione iniziata nel XVI, ce n’è voluta di insistenza! Solo in questo quadro è possibile capire il successo commerciale delle indulgenze. Quella lettura iniziata per caso mi è molto utile per immaginare i terrori di Luther e la forza della sua rivolta. Non solo contro le indulgenze si ribella il monaco agostiniano, ma contro un’intera montatura escatologica e il suo corollario di parassitismo clericale.

Trovo assai significativa la ristrutturazione luterana della Stadtkirche, la chiesa dedicata a Santa Maria in cui predicava Luther stesso (come illustrato dal magnifico quadro di Lucas Cranach). Ampliate le navate, anzi quasi raddoppiato lo spazio utile per i fedeli con l’aggiunta di due gallerie, è il pulpito a diventare il nuovo focus del tempio. L’altare (splendido con la pala di Cranach: un’ultima cena rivisitata nell’ecclesiologia luterana con una innovativa tavola rotonda che abolisce gerarchie e subordinazioni) è ormai relegato sullo sfondo.

A chi, prima, mi avesse domandato: «Lucas Cranach?», avrei risposto: «Slavate silhouette di Adami ambigui e di Eve poco sexy». Che ignoranza. Lucas Cranach der Ältere è stato l’Oliviero Toscani di Luther &Co. Martin e la moglie Katharina von Bora li tirava alla fotocopiatrice ì; ma un’intera sala, dedicata a questi ritratti nella Lutherhaus.ì, ci fa argutamente osservare come i due volti diventano vieppiù “istituzionali” con il passare del tempo e l’espandersi della Riforma. I quadri teologici li componeva con lo stampino: Martin tiene per mano Adamo, simbolo dell’umanità intera; Gesù sulla croce spruzza sangue, simbolo della Grazia, direttamente sulla testa dei fedeli; Cristo risorto trafigge con la lancia la Morte / il Diavolo mentre collassano l’Inferno e la paura relativa; metteteli nell’ordine che volete voi.

 

Wartburg

Nella fortezza dove Martin Luther, rapito per finta al suo ritorno da Worms, è stato “occultato” da Friedrich III der Weise von Sachsen (Federico III il Saggioprincipe elettore di Sassonia), una bella mostra illustra la sua titanica traduzione in tedesco della Bibbia. Entrando nella sua stanza (in verità una ricostruzione), il pensiero corre alla grotta di San Girolamo sotto la basilica santuario della Natività a Betlemmme; dicono che l’angelo di San Girolamo sia il protettore dei biblisti, e quindi deve avere avuto a che fare anche con Luther; poveretto, una bella pazienza con tutti ‘sti caratteracci!

Due secoli erano occorsi, di amanuense in amanuense, per diffondere decentemente un’immagine stereotipata del Diavolo; invece l’opera capitale di Lutero, la sua traduzione, esplode come il primo blockbuster d’Europa. Merito della lingua volgare, ma soprattutto dell’invenzione di Gutenberg. Per rovesciare il cadreghino di preti e teologi non basta prendersela con gli intermediari della chiesa, bisogna mettere nelle mani della gente l’accesso diretto alla rivelazione. Senza la stampa, la Riforma non sarebbe stata una Blitz-krieg, ma probabilmente un movimento di resistenza locale, come quella valdese nelle valli alpine o catara in quelle pirenaiche.

I fous de Dieu, gli innamorati di Dio, sono legione nella storia del cristianesimo; i più finiscono male, spesso sul rogo o, in tempi recenti, sparati. Quelli che sopravvivono e fanno seguaci sono certamente ispirati dallo spirito, ma anche accompagnati dalla provvidenza e dotati di acume politico. Francesco, a differenza di non pochi suoi predecessori pauperisti, si affretta a far approvare la sua regola dal Papa e poi, a modo suo, inserirsi nel filone politically correct delle spedizioni in Terra Santa. Martin Luther, a Worms, rifiuta eroicamente di abiurare, e molti apologeti qui si fermano. Non sarebbe inutile aggiungere che, con innegabile fiuto, aveva già fatto in modo che gli astri della politica fossero allineati, e nella buona direzione. Infatti nell’agosto del 1520 dà alle stampe la lettera An den christlichen Adel deutscher Nation von des christlichen Standes Besserung (Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca: sul miglioramento dello Stato cristiano), con la quale istiga, contestando l'infallibilità del papa, i principi elettori, la nobiltà, i vari capi degli stati e staterelli tedeschi a ribellarsi alla Chiesa di Roma e quindi indirettamente a scuotersi dal giogo del Sacro Romano Impero. Il 16 aprile del 1521, a Worms, Carlo V presiede una Dieta irrequieta, nel cui ordine del giorno pesano i capitoli sul finanziamento della guerra contro i turchi e la formalizzazione dei confini tra l’Impero e la monarchia spagnola. Vi aggiunge l’udienza di Martin Luther, e lo fa forse malvolentieri, solo perchè il Papa gli ha forzato la mano a sentenziare in civile una condanna già pronuncaita dalla curia in diritto ecclesiastico. Numerosi Principi Elettori da tempo cercano un pretesto per liberarsi dalle gabelle della Chiesa e dalle intromissioni del Sacro Romano Imperatore nelle loro successioni o nei prelievi fiscali dei loro sudditi. Per come è andata, nulla toglie al merito di Martin Luther, anzi: l’intelligenza di cogliere il momento favorevole non riduce il rischio, ma aumenta la statura del personaggio.

 

Eisenach

Dal vincolo scaturisce la creatività. All’ingresso della casa di Bach si odono in sottofondo le Luther-Kantaten. Johann Sebastian, secondo il contratto fattogli dal borgomastro Stieglitzcome Cantor et Director Musices a Lipsia, doveva fornire settimanalmente una nuova cantata per le due chiese principali della città... altrimenti niente stipendio, e aveva otto figli da sfamare. Per sua fortuna Martin Luther si era imposto, due secoli prima, di scrivere anche lui un inno ogni domenica per i suoi fedeli della Stadtkirche di Wittemberg.

 

Weimar

Girando nella casa di Goethe, azzardo un parallelismo tra quattro protagonisti del processo costitutivo di una lingua nazionale: Dante e Manzoni stanno all’italiano come Luther e Goethe stanno al tedesco. Claudia (studiosa di Goethe di cui conosce l’opera omnia, mentre io mi fermo a tre letture obbligate dei Promessi sposi e del Fermo e Lucia) mi fulmina con un’occhiataccia: «Manzoni vs Goethe ?!?»; beh, si parva licet componere magnis...

 

Erfurt

Sulla vetrina di una associazione di volontariato campeggiano le cinque Solae: Sola scriptura - Sola fide - Sola gratia - Solus Christus - Soli Deo gloria. Mi domando se c’è ancora, oggi, qualche cristiano che resterebbe scandalizzato da questo elenco. Dopo la proiezione del film Luther” (del 2003, regia di Eric Till, con Joseph Fiennes, Peter Ustinov, Bruno Ganz, Claire Cox), in un cinema d’essai parigino, il pastore che animava il dibattito concludeva pressappoco così: «Ci sono voluti cinque secoli, ma la storia è stata più veloce delle commissioni ecumeniche». Da una parte il Concilio Vaticano II ha rimesso il Vangelo nelle mani dei cattolici; dall’altra la globalizzazione ha privato di senso il nazionalismo della Riforma.

Con coraggio profetico, ma senza turbamenti clamorosi dei fedeli, il 31 ottobre 2016, iniziando nella Cattedrale di Lund l’anno commemorativo del cinquecentesimo anniversario della Riforma, il Papa Francesco e il Vescovo Munib A. Younan (Presidente della Federazione Luterana Mondiale) hanno sottoscritto una comune Dichiarazione solenne nella quale si afferma: «Abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide». Sia benedetto l’Onnipotente nell’amore!

Stefano Casadio

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