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 26 nov - 6 dic 2014

  

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 in libreria

Enrico Peyretti

Il diritto di non uccidere

IL MARGINE


Conversazioni di

Giuseppe Barbaglio e

Aldo Bodrato

QUALE STORIA A  PARTIRE DA GESU'?

ESODO Sevitium


Aldo Bodrato

L'avventura della Parola

Affatà Editrice


Enrico Peyretti

Dialoghi con Nortberto Bobbio 

Claudiana


Enrico Peyretti

Il bene della pace. La via della nonviolenza

Cittadella


Enrico Peyretti

Elogio della gratitudine

Cittadella


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il foglio online riporta solo l’editoriale, l’indice del numero e alcuni articoli del giornale distribuito in abbonamento. Si può richiederne copie saggio via email


In solo online gli articoli pubblicati parzialmente o non pubblicati nell'edizione cartacea.


In memoria degli amici Dario OitanaAldo Bodrato, e Cesare Maletto sono stati pubblicati tre ebook  consultabili gratuitamente agli indirizzi:

https://issuu.com/delfinomariarosso/docs/dario_oitana

https://issuu.com/delfinomariarosso/docs/aldo_bodrato

https://issuu.com/delfinomariarosso/docs/cesare_maletto



 344 - settembre
 In agosto, gran rumore su alcuni preti a Torino, presunti pedofili. Il fatto, se c’è, è brutto. Può essere anche successo – anche questo da accertare – che qualche giovanotto sia andato a caccia di preti ingenui e immaturi per poi spillare soldi. Brutta anche l’eco amplificata sui giornali: foto enormi, articoli che ripetono le poche notizie. In casi simili – molti nel mondo, specialmente negli Stati Uniti, dove sarebbero serviti anche a screditare la chiesa cattolica che con Wojtyla si opponeva alle nuove guerre americane – bisogna anzitutto, una volta accertati i fatti, che sia resa la giustizia dovuta alle vittime, che non è solo risarcimento monetario.

In secondo luogo, va vista la situazione personale dei colpevoli accertati. La pedofilia è l’ultimo tabù sessuale rimasto, anche se è comparsa pure, respinta con indignazione, la rivendicazione di una «giornata internazionale dell’amore per i bambini», International Boylove day. La lapidazione dell’adultera, da noi, oggi è riservata al solo pedofilo. In effetti, approfittare della forte diseguaglianza psicologica, come lo stupro approfitta della forza fisica, è particolarmente ingiusto e odioso. Inoltre, in altri casi, descritti nella trasmissione tv di Santoro, sembra sia stata usata proprio l’influenza religiosa, abusando anche del nome di Dio per sottomettere.

Non sembra che il problema stia tutto nel celibato dei preti, perché ci sono pedofili con libera e sfrenata vita sessuale. La figura del prete, pur nella società secolarizzata, è ancora segnata soprattutto dal suo singolare statuto sessuale. Residui di purità sacra, come per le antiche vestali, che non ha fondamento evangelico, persistono nella sua immagine pubblica. Sempre meno scandalizza una sua relazione sessuale buona e corretta, ma maggiore è lo scandalo e il giudizio, certo con ragione, quando fatti di pedofilia sussistono. Questo eccita la ghiotta curiosità dei media.

La situazione umana degli uomini in questione, quando sono colpevoli – molto più dolorosamente se accusati senza colpa – cade da una posizione di esempio atteso e preteso, a quella di speciale scandalo e disprezzo; dall’essere in qualche modo primi all’essere ultimi. Senza concedere nessun privilegio, senza fermare la giustizia, è bene anche avere pietà di questi casi, come per ogni colpevole, non di più e non di meno.

Giustizia è riparare per quanto possibile l’offesa restituendo alle vittime la dignità violata, non è infierire sui colpevoli, mai, in nessun caso, neppure sugli assassini. Un grande nuovo insegnamento è venuto dal Sudafrica dopo i delitti (dei bianchi e anche dei neri) commessi durante l’apartheid. Là si è cercata una giustizia ricostruttiva, riparativa, non vendicativa. Questo vale per tutta la giustizia “penale”, che dovrebbe obbligare e impegnare gli offensori ad azioni e servizi di possibile riparazione più che far soffrire con la pena chi ha fatto soffrire col delitto. I preti risultanti colpevoli con sentenza definitiva potrebbero, pur accettando la pena, cercare di dare un esempio positivo con forme di riparazione morale.


 

indice

 

Di chi è la chiesa. Coscienza individuale e autorità ecclesiastica (Ursicin Gion Gieli Derungs) in religione

Il disagio cattolico aumenta

Vedere diversamente (T. Radcliffe)

A Vicenza, col cuore a Hiroshima (Enrico Peyretti)

Se la Cinquecento è di tutti (a. r.) in società

Libertà di consumo e altre libertà

Scheletro (l. s.)

Verità cristiana plurale. Uno, due , tre, quattro... (Massimiliano Fortuna) in teologia  

Botta e risposta. Religione, oppio o morfina?

I parenti di Gesù / 2

I parenti di Gesù / 2 - IL REGNO DI DIO NON È LA NORMALITÀ FAMIGLIARE

 (Dario Oitana)

Legalismo e profetismo (Alberto Cavaglion)

Per l'ebraismo etica è religione (Claudio Belloni) (recensione a G. Giannini, Filosofia, religione e pensiero ebraico, Guida 2004)

Il matematico e il cavallo (su P. Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani e meno che mai cattolici, Longanesi 2007)

Il nostro prossimo, gli animali (Enrico Peyretti) (recensione a P. De Benedetti, Animali, Emi 2007)

La lezione di un mugnaio del ‘500 (Elisa Lurgo) (recensione a C. Ginzburg, Il formaggio e i vermi, Einaudi 2001)

Responsabilità protetta (T. Radcliffe)

Il messia al semaforo (Moni Ovadia)

Non c’è nessun peccato

Un futuro senza atomiche. Proposta di legge

Manifesto per la scuola (H. Himmler)

Addii. Antonioni e Bergman

 343 - luglio/agosto

 De Gennaro, dopo sette anni da capo della polizia, è promosso capo di gabinetto del ministero degli Interni. Manganelli, il suo vice, è il nuovo capo della polizia. Nel comunicare le nomine in Parlamento, Prodi ha taciuto che De Gennaro, ora indagato per istigazione e induzione a falsa testimonianza, è il responsabile politico della violenza poliziesca di Genova 2001, esercitata non contro i violenti utili a quel governo, ma contro gli inermi. Amnesty International ha definito quei fatti la maggiore violazione dei diritti umani avvenuta in Europa dal 1945. Manganelli in quei giorni era in ferie, ma il 21 luglio, prima, durante e dopo l'irruzione alla Diaz, fu comunque in costante contatto con i dirigenti imputati, come lui stesso ha riconosciuto in tribunale testimoniando nel processo Diaz, il 2 maggio 2007. Ora è pubblicata una sua testimonianza del 2002 in dissenso coi modi d’agire di quei giorni. Gli imputati più alti in grado per i fatti della Diaz e di Bolzaneto – ricorda il Comitato Verità e Giustizia per Genova – sono stati tutti promossi, questori, vice-questori, dirigenti: Gilberto Caldarozzi, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Filippo Ferri, Vincenzo Canterini, Alessandro Perugini. Il vice-questore Michelangelo Fournier ha definito ora in tribunale «macelleria messicana» i pestaggi alla Diaz, rivelando per la prima volta di avervi assistito, e ha detto di avere taciuto finora per «spirito di appartenenza»: così ha mostrato, indirettamente, la consegna all'omertà e alla menzogna all'interno della polizia. Nel programma del governo Prodi c’era la commissione parlamentare d’indagine sui fatti di Genova, ancora non  decisa. Dobbiamo disperatamente rassegnarci a che i delitti del potere - quello di Genova 2001 è un delitto di Stato, senza mezzi termini – chiunque vada al potere, li nasconde con menzogne e omissioni? La polizia, che vogliamo a difesa dei cittadini, è il cuore intoccabile del potere? C'è da disperare anche di quelli a cui avevi dato qualche fiducia? Succedere a Berlusconi per nasconderne i delitti, premiarne gli esecutori, calpestando verità e giustizia, a che serve? La carriera di un dirigente vale più dei diritti dei cittadini? Nel processo Diaz, 27 imputati su 29, anziché testimoniare e assumersi le proprie responsabilità, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. È questo il rispetto per il tribunale e per l'amministrazione della giustizia da parte di funzionari dello stato? Un ex magistrato come Violante fa di tutto per ridimensionare i fatti di Genova, ignorando che episodi di quella gravità non possono avvenire per caso, e, anche dopo  la testimonianza di Fournier, continua a opporsi alla commissione parlamentare di inchiesta. Celebrare in coro la continuità del potere, a che serve? Che senso ha privilegiare su tutto, anche sulla vita dei cittadini, la continuità delle istituzioni?


 

indice

 

In margine alla vittoria di Sarkozy. Per la costituzione di una nuova sinistra (Angelo Papuzza) in politica

Il grido dei mietitori e l'ira di Dio (Piero Stefani)

Giuseppe Alberigo, storico del Concilio Vaticano II (Alessandro Parola) in religione

Che la chiesa sia storia (Raniero La Valle)

Una chiesa conciliare attorno al professore (Enrico Peyretti)

I parenti di Gesù / 1: Un figlio difficile (Dario Oitana)

L'inferno: un problema più che un dogma / 2: Se Cristo è l'unico Signore (Aldo Bodrato)

Storie di scolastica follia (Antonello Ronca)

Scarpe vecchie e ciabattini

Mettere tutto per iscritto (e. p.)

Scenetta emblematica (e. p.)

Quattro chiavi

Partito democratico anno 0

Obliata memento

 342 - giugno

La chiesa cattolica è comunità spirituale, parte dei credenti in Cristo entro il popolo di Dio, ed è anche, comprensibilmente, istituzione storica, organizzata, giuridica. In questo brutto periodo prevale di molto il secondo aspetto. In varie località gruppi di laici consapevoli e maturi prendono la parola pubblica e richiamano le loro chiese locali e i loro vescovi alla funzione evangelica. I loro documenti raccolgono centinaia di adesioni. Quello del prof. Alberigo (ora colpito da gravissimo ictus) ha avuto diecimila firme. Questi laici lamentano che la gerarchia oggi fa apparire la loro chiesa un partito tra gli altri, preoccupata di far tradurre in leggi statali le regole di vita a cui tiene. Soffrono perché, a questo fine, essa ardisce intimare ai laici attivi in politica addirittura scelte di voto parlamentare sotto pena di scomunica o di censura ecclesiale. In Italia qualche vescovo più moderato ha trattenuto Ruini da un tale estremismo, col quale la gerarchia si presta al gioco delle destre che, in nome della “religione civile” sbandierata dagli “atei devoti”, sacralizzano interessi duri, per imporli contro politiche di qualche maggiore solidarietà e mondialità. Quei laici temono che, nella attuale politica della gerarchia, la preoccupazione di  difendere i privilegi della chiesa assicurati dalle destre, e la sua influenza sociale, sia in realtà più decisiva della difesa di principi morali. Essi chiedono che i vescovi rispettino l’autonomia dei cattolici in politica, affermata dal Concilio (Lumen Gentium, n. 31), nella responsabile mediazione tra i princìpi morali e la legislazione per il bene comune possibile nella società politica plurale. Vogliono aiutare molti vescovi a rendersi conto di quale è la società di oggi, nella quale il fermento cristiano può e deve passare per la via interiore delle testimonianze offerte alle coscienze personali, e non più assolutamente per via istituzionale autoritaria. I laici cattolici, più dei vescovi, esaminano criticamente le profonde trasformazioni del costume discernendo ciò che è inaccettabilmente disumano da ciò che è una possibilità umana. Spesso i mutamenti più gravi sono bollati dalla gerarchia meno di altri che, guarda caso, riguardano la sessualità umana. Ma non tutti i vescovi confondono la loro cerchia ecclesiastica col mondo, e la loro funzione con la direzione legislativa delle società. Ci sono vescovi che, in confidenza, qualche mese fa, speravano che le cose cambiassero con la fine della «terribile dittatura di Ruini». C’è persino qualche vescovo che dice «infelice» l’ispirazione dello Spirito Santo sull’ultimo conclave. Nessuno scandalo: è accaduto altre volte, nella storia. Lo stesso Spirito che scrive diritto su righe storte saprà trarne del bene. Intanto a noi tutti tocca vivere con coscienza evangelica chiara nella chiesa reale e possibile. Ma vescovi che dicano pubblicamente, con coraggio, le loro critiche leali quasi non se ne vedono. Chi ha provato si è scoraggiato, nell’isolamento. Purtroppo, lo stile di rapporti interni alla chiesa è più autoritario che fraterno, nonostante che il vangelo dica: «Ma tra voi non sarà così» (Matteo 20,26). Nelle comunità piccole, senza potere, c’è più fraternità. Quei laici che esercitano il loro dovere verso la chiesa parlando, chiedendo che si rifletta insieme, provano anche, qua o là, a incontrare il loro vescovo. Per lo più, ci risulta, trovano un gerarca teso, timoroso del «dissenso organizzato», irritato da ogni critica, sottomesso allo stile ruiniano anche quando personalmente sarebbe meno autoritario. Trovano vescovi convinti che il mondo sia come piace immaginarlo dentro le curie, e, spaventati, premono sui pochi preti che stanno con quei laici. A volte, proprio l’ascolto di questi laici attivi, tranquillizza i vescovi. Papa Woytila ha avuto dei meriti, ma anche il demerito di aver formato una classe episcopale, non solo in Italia, di basso profilo umano e testimoniale, che occulta la chiesa viva sotto il mantello clericale. I più coraggiosi e animati da carità si impegnano bene nel sostenere azioni di solidarietà sociale e di pace, contro le ingiustizie e le violenze. Certo, delle virtù teologali che è compito proprio dei cristiani testimoniare – fede, speranza, carità – la carità operativa è probabilmente quella meglio offerta al mondo; ma la fede appare soprattutto una dottrina rigorosa e moralista, e la speranza un rimprovero accigliato. Questo deve far meditare in coscienza anche noi laici. Eppure, per lo più non un vescovo, ma qualche laico, o monaco, ricorda nella chiesa, e anche nella comunicazione pubblica, che i veri valori irrinunciabili per i cristiani sono detti nelle beatitudini evangeliche, da vivere e non da imporre ad altri. E che minoranza ed emarginazione, fino alla persecuzione, sono previsioni e promesse di Gesù a chi lo segue davvero, e non fallimenti della missione. Noi crediamo che questo brutto momento ecclesiale sarà per molti occasione di una nuova presa di coscienza, e che, per la viva presenza dello Spirito di Dio nel mondo e nelle chiese, anzi in ogni sincero cuore religioso o pensoso, ne seguirà un risveglio benefico per tutti, credenti, non credenti e diversamente credenti, per costruire, come Dio ci chiede, non una chiesa trionfante, ma un mondo umano meno violento, più giusto e fraterno.


 

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Appunti di Pentecoste. È l’ora di sperare

Se non ci fosse l’amore. Citazione di S. Margarete

Partito democratico. Politica locale e politica globale (Angelo Papuzza)

Perché nascono pochi bambini (d. o.)

Cronaca nera e vita reale di (d. o.)

Rifiuti e spoglie mortali. Citazione di G. Viale

Spettacolo a Tunisi. Un grido di rabbia contro il fondamentalismo (Hanene Zbiss) in recensioni

In morte di Gatta, poesia  (Luca Sassetti) e Noi e gli animali (Rabindranath Tagore)

Dati e preconcetti. Citazione di S. J. Gould

I pennacchi di san Marco. Evoluzionismo e religione (Mauro Pedrazzoli) in scienza

Salvezza e perdizione nell’ebraismo pre-cristiano (A. Bodrato) in teologia

Qumran e la talebanizzazione del cristianesimo. Citazione di G. Boccaccini

Il lassismo mondano del papa (Dario Oitana)

Il vescovo e il politico. Dialoghetto (e. p.)

Lettere: Sindrome suicida (Michelangelo Lanza); Infortuni sul lavoro e morti Usa in Iraq (Antonella Bena); Pellegriniani (Stefano Sciuto)

Leggete i libri di storia, non i giornali. Citazione di G. Dossetti

Antipolitica e delusione per il governo Prodi

Incontro con il vescovo di Torino

Luigi Sartori. Memoria

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